La mediazione interlinguistica ed interculturale nella comunicazione medico-paziente

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Abstract

Nonostante i principi alla base della deontologia medica garantiscano uguaglianza di trattamento, scientificità, rispetto della persona e attenzione scrupolosa, l’accuratezza del colloquio, della diagnosi e della cura, il diritto alla scelta responsabile del paziente e all’informazione, possono essere minacciati da ostacoli linguistici, in situazioni in cui il paziente parli poco o per niente la lingua del medico (o viceversa).
Per questo motivo, molte aziende sanitarie si sono attrezzate per dare “visibilità” ai problemi di salute dei pazienti migranti attivando servizi di mediazione interlinguistica e interculturale (Baraldi et al. 2008; Luatti 2011), nella consapevolezza che l’applicazione del principio universalistico della cura “per tutti” richiede attenzione per la specificità dei sempre più numerosi migranti che accedono ai servizi medici;
La mediazione interlinguistica ed interculturale richiede un’interazione che coinvolge il personale sanitario, i pazienti migranti e i mediatori. Possiamo definire questa interazione come “triadica”, espressione che non si riferisce al numero dei partecipanti, che possono anche essere più di tre, bensì alla presenza di tre “posizioni” diverse: i pazienti, il personale sanitario (quasi sempre) autoctono e le mediatrici, normalmente donne, che appartengono ad un gruppo vicino, se non identico, a quello del paziente. Questa interazione triadica mette in contatto le due parti principali (medici e pazienti) con l’aiuto della mediatrice; pertanto, sebbene durante il processo di mediazione si possano osservare anche interazioni diadiche (a due), tra mediatrice e paziente o tra mediatrice e personale sanitario, la fase cruciale della mediazione è nella comunicazione triadica.
In senso generale, la costruzione di differenze di significato o le incomprensioni riguardanti i presupposti culturali della medicina (definizioni di salute e malattia, ruoli di medico e paziente, trattamento della malattia), possono creare problemi nei servizi medici, quali resistenze a diagnosi e prescrizioni, richieste di prestazioni non necessarie, rifiuti di trattamenti. Alla mediazione interlinguistica ed interculturale si richiede di promuovere e gestire la partecipazione dei pazienti migranti e l’eventuale diversità di prospettive tra medico e paziente migrante, dando voce ai pazienti e garantendo loro cure adeguate: in sintesi, alla mediazione interlinguistica ed interculturale si richiede di coordinare la comunicazione tra medico e paziente migrante e la corrispondente costruzione di aspettative condivise.
Il modo in cui la mediazione interlinguistica ed interculturale facilita la comunicazione tra medico e paziente è fondamentale nei servizi medici; la mediazione interlinguistica ed interculturale puó riprodurre le aspettative che orientano la comunicazione nei servizi medici, ma anche modificarle, in relazione al modo in cui dà (o non dà) voce ai partecipanti.
Il contributo che proponiamo discute i risultati di una ricerca che ha riguardato la forma di coordinamento che è promossa dalle azioni del mediatore in concrete interazioni sanitarie all'interno dei servizi dedicati alla salute delle donne, che sono state raccolte e analizzate con l’obiettivo di giungere alla formulazione di ipotesi sulle connessioni tra azioni-in-interazione e forma delle relazioni tra chi riveste i ruoli di medico, paziente migrante e mediatrice.
Original languageItalian
Title of host publicationLa mediazione interculturale come intervento sociale
EditorsSusanna Vezzadini, Maurizio Esposito
PublisherFranco Angeli
Pages275-289
Number of pages14
ISBN (Print)9788856837070
Publication statusPublished - 2011

Keywords

  • doctor-patient communication
  • migrants
  • interpreting
  • conversation analysis
  • healthcare
  • women health

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